Flat Tax in cosa consiste e cosa comporta

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Flat Tax in cosa consiste e cosa comporta

Per molti anni il tema della Flat tax per le Partite Iva ha generato confusione e discussioni di ogni tipo.

Proprio negli ultimi tempi si è ritornati a parlare del tema, per molti spinoso. Argomento che oggigiorno tocca sempre più da vicino liberi professionisti e ditte individuali, ma anche numerose altre categorie.

Attualmente, i confronti politici sono sotto i riflettori data l’agitazione in sede di governo per la disparità di proposte.

Nelle righe che seguono, proveremo a fare chiarezza sull’argomento tanto discusso, spiegando innanzitutto cos’è e quali sono le caratteristiche della Flat tax.

Inoltre, tratteremo la vicinanza con il regime forfettario e faremo il punto sulle questioni del giorno in merito a riforme fiscali, proposte, riformulazioni degli emendamenti e cosa è previsto per liberi professionisti, ditte individuali, commercianti e altri ancora.

Che cos’è la Flat tax

Prima di spiegare qual è stata la riformulazione degli emendamenti della riforma fiscale e cosa comporti la nuova Flat tax 2022, è utile chiarire bene di cosa sia la “Flat tax”.

Innanzitutto, l’espressione inglese “Flat tax” significa testualmente “tassa piatta”. Questa, si riferisce ad una precisa tipologia di tassazione che differisce dalle altre proprio perché prevede un’unica aliquota fissa.

Con Flat tax intendiamo una misura fiscale che racchiude precise regole, le quali devono essere obbligatoriamente seguite da un’attività che rientri nei requisiti richiesti.

L’imposizione fiscale prevista dalla Flat tax è comune e uguale a tutti gli imprenditori che si posizionano sotto una soglia di reddito decisa dalla legge.

Pertanto, la Flat tax si contrappone alla misura di tassazione Irpef.

Quest’ultima prevede un sistema di imposte progressive, le quali sottraggono trattenute lavorative in base a 4 scaglioni:

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  • 1° scaglione (redditi fino a 15.000 euro): aliquota 23%;
  • 2° scaglione (redditi 15-28.000 euro): aliquota 25%;
  • 3° scaglione (redditi 28-50.000 euro): aliquota 35%;
  • 4° scaglione (oltre 50.000 euro): aliquota 43%.

Una forma di Flat tax per Partite Iva individuali è presente in Italia già dal 2016, quando si è introdotto il regime forfettario. Successivamente, questo è stato esteso con le due Leggi di bilancio firmate nel 2019 e 2020.

Regime forfettario e Flat tax

Il legame tra regime forfettario e Flat tax è stretto, tant’è che il primo riflette alcuni principi basilari del secondo.

Come abbiamo spiegato precedentemente, la Flat tax prevede una sola aliquota fissa, non variabile direttamente in base al reddito.

Allo stesso modo, il regime fiscale forfettario non possiede un’aliquota che aumenta in modo progressivo, come l’Irpef, ma ha la sola aliquota al 15%.

Nel regime agevolato, dunque, rientrano tutte le attività con reddito fino a 65.000 euro annui.

L’aumento di questo limite massimo rappresenta, per di più, una delle proposte della riforma fiscale 2022 di cui a breve tratteremo.

I contribuenti che rientrano nei requisiti di accesso al regime forfettario pagano esclusivamente quel 15% del reddito imponibile, che si sostituisce alle tassazioni Irpef e ad altri tributi addizionali.

Oggi, in Italia, il regime della Flat tax non è pienamente diffuso e applicato, ma è esclusivo di alcune determinate categorie di lavoratori. Tra questi, rientrano le categorie dei liberi professionisti, delle ditte individuali e dei commercianti, i quali devono aver necessariamente aperto una Partita Iva.

Dall’anno 2019, con l’approvazione della Legge di Bilancio, oltre all’applicazione dell’aliquota al 15% per quanto riguarda le entrate reddituali non superiori ai 65.000 euro, la Flat tax è stata applicata al 5% per le categorie delle startup.

Ciò significa che chi apre una Partita Iva nei primi cinque anni può usufruire di un ulteriore abbassamento dell’aliquota dal 15% al 5%.

Nel 2020, invece, è stata prevista un’aliquota al 20% per una specifica fascia di reddito che si posiziona nei limiti tra i 65.000 e i 100.000 euro annui.

Il regime forfettario è a tutti gli effetti un regime agevolato, che detiene vantaggi e benefici fiscali, ma non tutti possono accedervi. Per rientrare e aderire a questa tipologia di tassazione è essenziale rispettare precisi requisiti d’accesso, facendo molta attenzione alle restrizioni.

Ad esempio, non puoi accedere al regime forfettario se l’attività richiede Regimi Speciali Iva (come nel settore dell’editoria, agriturismo, intrattenimento etc.).

Oppure se partecipi ad una società di associazioni professionali o società di persone, se vendi fabbricati o mezzi di trasporto nuovi, e così via. La lista è lunga.

Se vuoi aprire una Partita Iva ma non sei sicuro di soddisfare tutti i requisiti, è sempre meglio presentare la tua situazione fiscale ad un esperto FlexTax.

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Flat tax 2022 fino a 100.000 euro

Nel testo della riforma fiscale sono diverse le novità riguardanti la Flat tax 2022, dall’aumento del tetto limite prestabilito al cashback fiscale.

Vediamo passo passo quali modifiche si vogliono apportare.

La nuova riforma fiscale 2022 ha come obiettivo un intervento per modificare la soglia limite del regime forfettario per le Partite Iva.

Nella pratica, questo significa che la proposta, attualmente in fase di valutazione al governo, chiederebbe una soglia reddituale estesa fino a 100.000 euro.

Tale operazione è relativa alle categorie che rientrano nei termini stabiliti dalla legge, tuttavia, si parla anche di un’espansione delle stesse categorie.

In merito all’attuazione della Flat tax per Partite Iva individuali, rientrano nella categoria di riferimento professionisti, artigiani e commercianti.

Questi, esattamente come esplicitato precedentemente, rientrano nell’adozione di un regime forfettario, pertanto, pagano la sola imposta sostitutiva del 15%, sostituendo le addizionali aliquote Irpef.

Flat tax 2022 e scivolo di due anni

Attualmente, per le Partite Iva che escono dai limiti dei 65.000 euro annui, è prevista la fuoriuscita dal forfettario per ricadere nel regime ordinario di tassazione Irpef.

Nel regime ad imposte progressive dell’Irpef, ad oggi, superare i 65.000 euro vorrebbe dire dover pagare un’aliquota fiscale del 43% sul reddito.

Proprio in merito a questo passaggio repentino tra un tipo di regime e l’altro, tra le novità interessanti della nuova proposta vi è un intento di modificare questa transizione, non per eliminarla, ma per renderla più morbida.

Infatti, per coloro che si posizionano al di fuori del limite nella tassazione forfettaria, è predisposto uno scivolo di due anni di imposte agevolate (non ancora dettagliate con certezza), prima di arrivare al regime ordinario con tassazione per aliquote e scaglioni Irpef.

Le Commissioni parlamentari hanno proposto il regime transitorio come opzionale.

Le condizioni sono, come abbiamo visto, il superamento della soglia limite di 65.000 euro.

Il risultato, si presume, sarebbe dato da 2 periodi successivi di imposta con aliquota al 20%, ancora da confermare.

Chi rientra nei primi cinque anni di attività con Partita Iva e applica il regime forfettario al 5% dovrebbe, invece, avere un aumento dell’aliquota al 10%.

Le modifiche della riforma fiscale della legge delega, nel loro insieme, vorrebbero mutare il volto del regime sostitutivo dell’Irpef in modo significativo, anche se ancora è tutto da vagliare.

Gli scopi principali sarebbero: l’emersione delle basi imponibili e un graduale accompagnamento di imprese e professionisti verso il regime ordinario.

Oltre a questi, tra gli obiettivi vi è il contrasto all’evasione fiscale e tra le ultimissime novità, nella proposta del Ministero dell’Economia e delle Finanze, risulta anche il cashback fiscale.

Cashback fiscale: cos’è e come funziona

Con cashback fiscale si intende una trasformazione delle decurtazioni in rimborsi.

Nello specifico si tratta di una sorta di recupero delle sole spese sociosanitarie detraibili, effettuate attraverso metodi di pagamento tracciabili.

In pratica, potrai scegliere come ottenere lo scarico dovuto del 19%, se tramite la piattaforma telematica dell’applicazione ioApp; dunque, avere un rimborso direttamente sul tuo conto, oppure attendere la dichiarazione dei redditi successiva.

Ad oggi, si parla esclusivamente di rimborsi sociosanitari che riguardano la spesa di farmaci.

Ma dal 2023 si prevedono, in aggiunta, rimborsi relativi anche a spese sanitarie dovute a visite e prestazioni.

Per procedere in questa operazione, è molto probabile che nel tempo venga introdotto l’uso di uno specifico codice, riportato sia nel metodo di pagamento scelto sia nella ricevuta telematica.

Il venditore avrà poi il compito di trasmettere all’anagrafe tributaria l’importo esatto della spesa sanitaria e specificare la scelta del contribuente di voler usufruire del cashback rifiutando, a tutti gli effetti, il futuro 19% previsto dalla detrazione fiscale della dichiarazione dei redditi.

Salvaguardia dalla pressione tributaria

Dal testo della riforma fiscale sono diverse le riformulazioni degli emendamenti alla delega inviati da Mef ai gruppi di maggioranza.

Tra questi, vi è una specifica clausola di salvaguardia per impedire un aumento della pressione fiscale.

Insieme a questa, vi è anche una riformulazione riguardante una modifica delle sanzioni verso i contribuenti per quanto riguarda i possibili errori.

Si parla infatti di razionalizzare le sanzioni amministrative, chiedendo delle specifiche sanzioni meno aggressive e più adeguate alla gravità della violazione conseguita.

Queste sono solo alcune delle nuove riformulazioni degli emendamenti alla delega fiscale inviati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze ai gruppi di maggioranza, su cui si è lavorato per settimane.

Ma vediamo anche le altre novità proposte.

Superamento Irap graduale

Tra le modifica degli emendamenti, risulta un significativo passaggio dal principio di equità orizzontale ad una disposizione prioritaria concessa alle società di persone e studi associati, nonché società di professionisti, per un lento e graduale superamento dell’Irap.

Sul tavolo delle contrattazioni ci sono ancora diverse questioni.

La proposta, in fase di valutazione da parte del governo, potrebbe anche ottenere la possibilità di allargare questo tipo di regime fiscale, finora relativo solo alle Partite IVA, estendendolo a contribuenti e famiglie con reddito superiore a 65.000 euro.

Flat tax per famiglie e redditi oltre 65.000

Una Flat tax estesa anche a famiglie e individui con redditi oltre i 65.000 euro, non solo per Partite Iva individuali, è una proposta avanzata da tempo.

Negli anni si è cercato di capire se e come sia possibile ampliare il range della Flat tax ad altre categorie.

Tuttavia, è con il governo del 2019 che la proposta viene messa da parte e sospesa.

Oggi si riparla nuovamente di questa questione, ma ancora una volta la prospettiva non sembra delle migliori.

È molto probabile che un’estensione della Flat tax alle famiglie non venga attuata nel prossimo periodo, tuttavia, per informazioni più dettagliate dovremo attendere il vaglio governativo.

Flat tax e Mensilizzazione di acconti e saldi

Nella delega si specifica l’intento di voler attuare e sostenere un progressivo spostamento del sistema verso un modello duale.

Questo avverrebbe con l’adozione a regime dell’aliquota ai “redditi derivanti dall’impiego del capitale anche nel mercato immobiliare”.

Inoltre, per professionisti, imprenditori individuali e lavoratori autonomi, vi è un meccanismo che prevede la progressiva mensilizzazione dei versamenti dei saldi delle imposte, nonché la possibile diminuzione della ritenuta d’acconto.

Oltre a ciò, nell’emendamento si prevede, per gli imprenditori, l’obiettivo di realizzare una retribuzione più giusta ed equa della spesa fiscale attraverso una diminuzione o azzeramento degli oneri per le finanze pubbliche.

Autonomia tributaria degli enti territoriali

Oltre a quanto già detto, nella delega è proposta una quota del gettito della Flat tax destinata a Comuni e Regioni.

Questo procedimento avverrebbe sulla base della residenza dei contribuenti, allo scopo di mantenere la neutralità finanziaria tra i vari livelli di governo interessati.

Convenientemente, viene sottolineata una forte attenzione a non gravare fiscalmente sui contribuenti.

La pressione fiscale, infatti, non deve aumentare rispetto a quella che deriva dall’applicazione della legge attuale.

Questo è senz’altro uno dei punti fermi.

Tant’è che si metterà nero su bianco la clausola di salvaguardia di cui precedentemente trattato.

Utilizzo dei dati a disposizione dalla fatturazione elettronica

Vediamo un altro intento promosso dagli emendamenti per procedere verso una razionalizzazione del sistema tributario.

La proposta di una semplificazione del sistema avverrà tramite ciò che è stato definito un “rigoroso rispetto”, per il Fisco, di richiedere al contribuente dati e documenti già nelle mani delle amministrazioni pubbliche.

Si prevede un utilizzo dei dati della fatturazione elettronica, nonché della trasmissione delle informazioni ad essa legati.

Quel che si vuole realizzare è una convergenza e una piena interoperatività delle piattaforme di banche dati.

Si enfatizza, inoltre, l’interesse nel procedere verso una limitazione e conseguente frenata dell’evasione fiscale.

È esplicitato, infatti, che si andranno a studiare ed individuare nuovi ed opportuni metodi per scoraggiare e reprimere azioni elusive.

Da Flat tax a Easy tax

È necessario porre uno sguardo all’attuale situazione governativa e politica per capire meglio idee e intenzioni richieste sulla nuova Flat tax 2022.

Il governo tenta di trovare una quadratura risolutiva sulla riforma fiscale 2022, senza però, ad oggi, riuscire a raggiungere una proposta comunitaria.

In Italia, data la maggioranza di governo ancora frammentaria sulla tematica, sono moltissimi i cittadini che attendono un quadro definitivo.

Oltre alla chiarezza per ciò che concerne l’entrata in vigore della Flat tax, è fondamentale essere al corrente del braccio di ferro politico ancora attivo.

Nonostante le diverse settimane di attento lavoro su una risoluzione, ciò che i cittadini auspicano è una convergenza politica.

Si attende, pertanto, che la frammentazione del governo si unisca in una risoluzione soddisfacente delle proposte fiscali, senza un aggravamento delle situazioni attuali.

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