Cittadino italiano residente in australia può aderire al Regime forfettario?

Sono cittadino italiano iscritto all’AIRE e residente in Australia da due anni. Posseggo da poco un immobile in Italia disponibile a tempo pieno per affitti brevi (Airbnb) e non escludo la possibilità di fare un altro investimento e avere più di un appartamento in affitto.
Dal punto di vista fiscale, dal 2018 lavoro e pago le tasse in Australia. Al momento stimo 1216mila euro di entrate all’anno, pensavo di risolvere la parte fiscale con la cedolare secca al 21%, ma visti i numeri e possibile prospettive legislative mi chiedevo se non dovessi considerare di aprire una partita IVA.

I numeri che ci ha indicato, a nostro parere, non giustificano ancora l’apertura di una Partita Iva in Italia, soprattutto considerando il fatto che questa Partita Iva non avrebbe la possibilità di essere gestita con una contabilità forfettaria.

Può infatti applicare il regime forfettario solo chi risiede in Italia o in uno dei Paesi Membri della Comunità Europea, per i cittadini comunitari il forfettario si può applicare solo se almeno il 75% del reddito prodotto con la partita iva forfettaria, risulti prodotto in Italia.

Considerando che la sua residenza in Australia non le permetterebbe di applicare il regime forfettario, la tenuta della contabilità semplificata non produrrebbe per lei un effettivo vantaggio fiscale. Infatti pur potendo scaricare i costi effettivamente sostenuti (cosa che non può fare applicando la cedolare secca), avrebbe comunque un reddito imponibile da assoggettare a Irpef, addizionali e Irap (che sommate superano abbondantemente l’aliquota prevista per la cedolare secca). Dovrebbe inoltre versare i contributi nella gestione commercio dell’Inps applicando l’aliquota del 24,09%. La sua attività dovrebbe essere gestita, non potendo applicare le semplificazioni previste per i forfettari, adempiendo a tutta la normativa prevista per il regime forfettario, compresa la compilazione degli indicatori Isa che, per importi così contenuti, probabilmente risulterebbero con un punteggio molto basso.

Al momento la cedolare secca sembra essere la migliore soluzione per assoggettare ad imposte il reddito prodotto con gli affitti brevi dell’immobile situato in Italia.

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